Alla fine, dopo un risiko complicatissimo di 48 ore, la decisione del Senato è che il 20, lunedì prossimo, alle 16.30, si riunirà la Giunta per le autorizzazioni di Palazzo Madama per votare sulla richiesta di processo a Salvini, per il caso Gregoretti. A sbloccare lo stallo la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, che ha deciso di votare in Giunta del regolamento, dando il voto decisivo per ‘confermare’ la data del 20. Una decisione che ha visto scoppiare l’ira della maggioranza che parla di mancata terzietà.
Per il dem Andrea Marcucci, capogruppo al Senato, si tratta di “un fatto gravissimo”, con la presidente che “ha gettato la maschera”. “Ha fatto un colpo di mano”, attacca duro il dem. In linea Loredana De Petris che sottolinea come non si aspettasse il voto della seconda carica dello Stato, mentre il Cinquestelle Perilli, capogruppo al Senato, parla di “fatto evidente” e di “voto decisivo che avrà delle conseguenze”.
Accuse rimandate subito al mittente dalla stessa Casellati, che ha sottolineato di aver agito per garantire la funzionalità di un organo del Senato. “Si respinge con forza ogni ricostruzione che possa mettere in discussione la terzietà della sua azione ovvero connotarla politicamente”, si legge in una nota. Spiegando di non aver votato né “per la maggioranza, né per l’opposizione”, ma di essersi “espressa a favore di una proposta avanzata da un singolo componente della Giunta, al fine di garantire la mera funzionalità degli organi del Senato”.
Tornando alla cronaca della giornata, la presidente del Senato, in mattinata, aveva accolto la richiesta di integrazione della Giunta per il regolamento, mettendo dentro le senatrici De Petris e Unterberger, in modo di arrivare a sei membri in quota alla maggioranza (2 Pd, 2 M5S, uno misto e uno autonomie), a fronte dei sei già presenti per l’opposizione (3 Lega, 2 Fi, 1 Fdi). Decisione criticata dalla minoranza, ma senza effetti.
Poi è arrivato il primo voto della mattinata, con un via libera all’unanimità (12 sì) al quesito della minoranza, a firma del leghista Grassi, che chiedeva di considerare ‘perentorio’ il termine dei 30 giorni per convocare la Giunta di Gasparri. Un quesito contestato dalle forze di governo, che poi votano a favore, sottolineando però come i termini dei trenta giorni scadessero oggi e non lunedì.
Dando vita a uno dei tanti colpi di scena, che ha visto fronteggiarsi maggioranza – a favore di un differimento della data, in linea con lo stop dei lavori parlamentari per il voto regionale, dal 20 al 24 gennaio – e l’opposizione che chiedeva di votare lo stesso lunedì prossimo – . Richiesta fatta propria dalla stesso Matteo Salvini, che ha sfidato più volte Pd e Cinque Stelle a mandarlo a processo subito, mettendoci la faccia.
Preso atto del termine dei 30 giorni, la minoranza ha chiesto di votare in odg una deroga fino al 20, mantenendo il criterio della ‘perentorietà’. “Visto che due senatori, Grasso e Giarrusso, sono all’estero, chiediamo di arrivare a posticipare fino a lunedì”, ha spiegato in una pausa dei lavori il senatore di Fdi Francesco Zaffini. L’ex presidente del Senato e il pentastellato sono negli Stati Uniti, in missione per la Commissione antimafia e rientreranno, come previsto, proprio in tempo per il 20. Inoltre, la convocazione, oggi, allo scadere esatto dei 30 giorni, non avrebbe rispettato i tempi di avviso ai membri di almeno 24 ore, previsti dal regolamento. Da qui la richiesta di posticipare fino a lunedì.
Alla fine l’intervento della Casellati sblocca l’impasse e si arriva così all’appuntamento di lunedì prossimo, con il voto che dovrebbe aprire al via libera del Senato al processo a Salvini, voto in Aula che potrebbe arrivare entro metà febbraio.
La Giunta quindi lunedì dovrebbe arrivare finalmente a votare la relazione del presidente Maurizio Gasparri, che chiede di non autorizzare il tribunale dei ministri di Catania a processare l’ex ministro dell’Interno Salvini, per il reato di ‘sequestro di persona’, relativamente allo stop allo sbarco dei 131 migranti al largo di Augusta, avvenuto lo scorso luglio.
Francesco Saita – Adnkronos